L’autunno a Rovigo sarà Secessionista: “A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà”, con queste parole era accolto il visitatore all’ingresso del Palazzo della Secessione viennese e così sarà a Rovigo a Palazzo Roverella dal 23 settembre 2017 al 21 gennaio 2018.

Le mostre offrono grandi occasioni di approfondimento ed i 471.607  ingressi in dieci anni al Palazzo Roverella l’hanno ampiamente dimostrato ed ora Von Stuck, Klimt, Vachal, Casorati ed altri artisti presenti nella esposizione rodigina con quasi 150 opere ci dimostreranno come “artisti si nasce e non si diventa”.

Nella conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Roncale a Rovigo, il curatore Francesco Parisi ha spiegato il suo impegno in due anni di lavoro per ottenere prestiti internazionali ed è la prima volta che si illustra questo particolare momento della storia dell’arte a Monaco, Vienna, Praga e Roma, e su Praga non è mai stato fatto nulla in Italia. Nella rassegna vengono messi in evidenza gli esiti modernisti della secessione monacense, il trionfo del decorativismo della secessione viennese, il visionario espressionismo del gruppo Sursum praghese fino al crocevia romano ed alla sua continua ricerca di una via altra e diversa.

 

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Le Secessioni apportarono all’arte moderna un nuovo dinamico dibattito che si allargò presto anche ad altre città come Praga (Secese), Budapest (Magyar Szecesszio), Sofia, Varsavia (Secesja), Belgrado e Zagabria (Secesija), propagando un gusto più irrigidito delle influenze dell’Art Nouveau francese e del Liberty anglosassone, ma che includeva stilemi delle varie tradizioni nazionali. La Secessione venne sempre associata a Klimt, ma la prima fu fondata a Monaco nel 1892 con Franz von Stuck e si chiamava associazione degli artisti di Monaco, nacque per un diverbio di posizioni perché si puntava sulla qualità delle opere, e non sulla quantità. Da Berlino si spostò a Vienna, poi nel 1913 a Roma, dove il Comune fece acquistare per il 50° dell’unità d’Italia “Le tre età della donna di Klimt“, dipinta nel 1905.

Ben distinta dalle avanguardie futuriste, la Secessione romana era legata piuttosto a criteri che appartenevano ancora ad un ambito di “aristocrazia dell’arte”, che ne limitava le sperimentazioni più ardite, ma era altresì aperta a suggestioni internazionali. Tra i maggiori rappresentanti della corrente romana Enrico Lionne con un suo splendido nudo in mostra, Giuseppe Biasi con “Mattino in un villaggio sardo”, Aleardo Terzi con “Meriggio d’autunno”, Plinio Nomellini con uno splendido ritratto di Grazia Deledda e l’opera “Ada” di Felice Casorati.

A Praga non ci fu un vero movimento secessionista, in quanto quasi tutti si staccavano da altri; dato il grande sviluppo dell’illustrazione, del disegno, dell’incisione circa un terzo dell’intera sezione sarà costituito da opere su carta. La Secessione di Vienna si formò nel 1897 rappresentando sin dal suo esordio l’evoluzione ed il superamento di tutte le formule allora esistenti, incluso il Simbolismo. In questa sezione troviamo Josef Maria Auchentaller con “Ritratto di Emma”, Kolo Moser “Venus in der Felsgrotte”, Carl Otto Czeschka ed Egon Schiele con il suo “Manifesto per la 49° mostra della Secessione Viennese”.

 

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Le Secessioni costituirono dunque una premessa necessaria, il terreno di coltura di nuovi fermenti, sia della linea figurativa, sia per gli sviluppi in senso non figurativo, si pensi a Wassily Kandinsky nella Monaco di von Stuck; i giovani che aderirono alle Secessioni o che esposero alle mostre annuali, chiedevano più attenzione alle espressioni innovative, testimoniando così l’inutilità delle scuole e dell’insegnamento dell’arte.

La mostra “Secessioni Europee. L’onda della modernità” è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi e di prestigiose istituzioni museali europee quali l’Albertina di Vienna, la Klimt Foundation, il Museo Villa Stuck di Monaco e la Narodni Galerie di Praga.

 

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