Abbiamo sempre di meno. Anche dalla televisione. Anche dalle librerie. Lo sport, invece, è completamente sparito. Non c’è una partita. Azzerati i campionati, in Italia e dovunque. Azzerate le coppe. Anche il tennis, il basket, il rugby. Giusto. Giustissimo. Anzi, persino in ritardo, considerato il dinamismo del virus. Prima, anche in una giornata un po’ così, la sera ci si rifaceva con una partita. Un po’ di adrenalina. Niente, neanche quella. Non è l’unica cosa a mancare. Anche la tv si sgretola a pezzi. Negli studi non c’è più il pubblico. Vanno in onda talk show senza applausi e tifoserie. Un guadagno. Si ascolta meglio, quando i conduttori non si sovrappongono. Sono spariti programmi frequentati da qualche ospite che poi si è scoperto positivo. Stavo per scrivere «sieropositivo», ma quella è un’altra storia poi finita bene. Vedremo. Comunque, smontati i palinsesti come i campionati. Piccole certezze che spariscono. Che vengono meno. Sottratte. Dobbiamo fare senza sport, senza pezzi di tv. Senza librerie, chiuse perché considerate non essenziali dai governativi. Se non sono essenziali le librerie, le consegne di libri, quando si è reclusi in casa, quando lo sono? Se non ora quando, ha postato un video Enrico, parlando della possibilità di leggere. Senza tante cose. In Turista per caso di Lawrence Kasdan, lo schivo autore di guide turistiche interpretato da William Hurt, spiega come si prepara una valigia per un viaggio di pochi giorni. Cosa mettere e cosa tralasciare, per avere tutto quello che serve. E alla fine dice una frase che mi è rimasta: «In viaggio come nella vita il meno è quasi sempre il meglio». Quasi, però.

MISANTROPIE. Cercando l’antivirus. Maurizio Caverzan è giornalista professionista. Attualmente collabora con La Verità e Panorama e tiene il blog CaveVisioni.it Ha pubblicato nel 2020 con Apogeo Editore “Misantropie” e “Fabula veneta. Incontri con scrittori, editori, poeti”.
Caro Maurizio
Misantropia no, ma solitudine come condizione oggettiva. Passare dallo stare alla larga al, mi stanno alla larga.
Solo rumori ovattati dai vicini, un campanello di casa da cui non ti aspetti nessun trillo a sorprenderti. Telefonate, tante, iniziate con un ‘come va?’ Stavolta non proprio formale. Diluvio di commenti, belli, brutti, insipidi, e poi facezie sempre più inappropriate, canti e video uozzapp.
E con i pochi che sono rimasti nelle mura di casa si chiamano gli altri rimasti nelle mura delle loro case, per salutarci e vedere come mutano, impercettibili neanche tanto, le espressioni e le care forme.
Poi l’io da solo, che legge e pensa e prega e guarda e ripensa in un susseguirsi di istanti. Istanti che pretendono senso e a pensarci bene in questa pretesa già affermano il senso.
«In viaggio come nella vita il meno è quasi sempre il meglio»
Potremmo sostituire ‘il meno’ con ‘quello che manca’ e la frase sarebbe perfetta, eliderebbe il quasi.
Mi ricordo, giovani universitari, nella tua stanza di collegio, appesa al muro quella frase di Rilke, da allora diventata a me cara:
E tutto cospira a tacere di noi, un po’ come si tace
un’onta, forse, un po’ come si tace una speranza ineffabile.
Questa solitudine drammatica, carica del dolore per i tanti fratelli uomini coinvolti e travolti nei mille modi, ecco mi pare che stia facendo, nell’istante, vacillare la cospirazione, assumendo la forma del grido. Anche nell’amicizia, nemica giurata della misantropia.
Grazie Piero. Per avermi ricordato quel verso di Rilke. Devo andare a ricercarmi il quadro dove l’avevo stampata, ma mi sa che qualcuno se n’è impossessato, ho una mezza idea… Se vuoi prova a riformularmi per intero la frase di Turista per caso, perché non ho afferrato come la intenderesti. Misantropie è il titolo di un blog che vorrebbe essere provocatorio e ironico. È anche una questione di indole, un approccio che serve a sfrondare il superfluo e la troppa melassa che mi sembra ci avvolga. Provando ad andare all’essenziale, tentativo nel quale ci aiuta – eccome! – l’amicizia vera. Infatti, nella mia misantropia, qua e là, cito alcuni amici…
In viaggio come nella vita quello che cerchiamo (che ci manca) è sempre il meglio.
Molto bella, Piero. Roba seria…