Di Roma ho detto quando era in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre. L’ho trovato un magnifico colpo d’occhio sulla vita e, a parer mio meritatamente, ha vinto il Leone d’Oro. Ora a piccole dosi è in sala. Il film è distribuito da Netflix e l’uscita per il colosso della distribuzione in rete determina la presenza nei cinema.

Ho ascoltato e letto molte riflessioni su questo argomento, non solo per il film di Alfonso Cuarón. La contrapposizione tra la sala cinematografica e la visione privata accende gli animi. A me pare una discussione sterile, anche se mi considero una paladina della sala buia piena zeppa di poltroncine, magari tutte occupate.

Netflix e i circuiti analoghi sono presenze reali che rispecchiano il gusto, lo stile, le propensioni di una parte di spettatori. Una parte. Il mondo è vario. C’è chi ama la poltrona di casa sua, circondato da un mare di patatine, libero di stare in mutande o di fermare la visione per una telefonata, per pisciare, per grattarsi o per l’improvvisa voglia di qualcos’altro.

C’è chi preferisce altri rituali. Uscire, fare pochi passi o molti passi, scegliere un posto, entrare in sala, lasciarsi avvolgere da un buio condiviso con perfetti sconosciuti, assaporare l’attesa, rendersi conto che proprio poco più in là c’è un rompiscatole che parla o scrocchia pop corn, ma poi lo schermo si illumina, il dolby ti avvolge, il rompiscatole va sullo sfondo e sei quello che vuoi in mezzo agli altri.

Non credo nelle lotte titaniche tra gestori della visione. Credo nel buon cinema. Credo che produrlo e distribuirlo sia un’opportunità offerta a tutti. E se  fare uscire  Roma in modo calibrato nelle sale è funzionale solo alla corsa del film a premi importanti come l’Oscar, chi se ne importa. Il film è in sala, poco o tanto non conta. Conta se poi la gente ci va o non ci va in sala.

È un film di cuore e carne. Sono andata a rivederlo ora, appena è uscito nei cinema – non ho Netflix e non mi interessa averlo – e lo confermo, è un capolavoro dello sguardo. Una dichiarazione d’amore a disposizione di tutti.

E quanto ha bisogno il mondo di dichiarazioni d’amore ognuno lo cerchi dentro di sé.

Annotazioni: la protagonista di Roma di Alfonso Cuarón è Yalitza Aparicio, Cleo. La voglio nominare perché il suo volto, la presenza, il modo in cui si muove parla ride piange, attraversa la vita, è quanto di più magnificamente femminile ci sia su questa terra. Il film è distribuito nelle sale in lingua originale con sottotitoli italiani. Evviva.

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