Nel numero di REM di dicembre, Marco Barbujani ci porta alla scoperta di un lago ormai scomparso e delle zone umide che un tempo facevano parte del paesaggio del Polesine, luoghi ricchi di biodiversità ed attività umane. Gli abbiamo chiesto qualche anticipazione.
Di cosa parliamo stavolta?
Di zone umide del Polesine.
Ah, il Delta…
Tanto di cappello al Delta e alle sue zone umide! Però no: stavolta vedremo dei laghi che, strano a dirsi, si trovavano nell’entroterra. E li vedremo da vicino, anche se oggi non ci sono più.
Ma perché ancora a parlare di zone umide? Quelle scomparse, poi…
Molte paludi di acqua dolce del Polesine sono state bonificate per vari motivi, come coltivare più terreni e vivere meglio sotto più punti di vista. La maggior parte delle volte che se ne parla, ci si ferma qui. Invece stavolta faremo un passo in più: vedremo anche altri aspetti, come ad esempio la diversità ambientale che poteva esserci in contesti come i laghi e le zone umide di acqua dolce.
E quali elementi ci sono per dirlo? Voglio dire, sono ambienti scomparsi, no?
Ci sono delle tracce ben precise, che permettono di vedere abbastanza in dettaglio addirittura uno dei laghi che c’erano vicino a Ca’ Emo, il Bovina. Una fonte importante è il Catasto Austro-ungarico, di inizio ‘800, che è così preciso da sovrapporsi senza grossi problemi a una foto satellitare dei giorni nostri. E proprio da lì risultano delle cose sorprendenti…
Del tipo?
Innanzitutto che c’erano paludi in molte zone: alcuni lettori scopriranno di aver avuto dei laghi proprio dietro casa. Ma poi emergono anche altri dettagli, come la presenza di acqua anche solo in certi momenti dell’anno o l’estensione: sono tutte informazioni che danno un’idea di quante e quali forme di vita poteva ospitare un sistema lacustre situato in quel posto. Tutto il resto invece lo vedremo nel nuovo numero di REM.

Letture, visioni, ascolti ed emozioni in giro per il Polesine… e oltre.