C’è una libreria in meno in città. L’ho scoperto stamattina, andando alla piccola libreria “Calibrì”, a cui sono particolarmente affezionato. L’ho trovata chiusa.

Devo dunque aggiornare al ribasso il conto delle librerie del centro storico, che avevo fatto in un’occasione passata in questo blog.

Dietro la chiusura di “Calibrì” ci sono ragioni personali del proprietario. O forse ragioni personali, che si sommano a ragioni di mercato: ad un centro punto finiscono anche quelle risorse disumane di perseveranza ed entusiasmo per tenere aperta un’attività commerciale che non preveda aperitivi con dj. 

Il dato di fatto è adesso c’è una libreria in meno in città, dove già le librerie non abbondavano. A me sembra un problema più serio e interessante del decoro cittadino messo a repentaglio – a seconda dell’orientamento politico dei commentatori – dallo scagazzare dei piccioni o da un presunto esubero di immigrati (i quali, a differenza dei colombi, sono giudicati indecorosi per il semplice fatto di esistere, indipendentemente da dove e come emettono le loro deiezioni).

A livello personale, con il “Calibrì” scompare un’attività che ammiravo e che ho tentato di sostenere in molti modi: ci vuole davvero coraggio (o temerarietà) per aprire una piccola libreria indipendente in una necropoli della cultura come Rovigo.

Ho da tempo l’impressione, comunque, che di queste cose non freghi un cazzo a nessuno, in primis a buona parte degli stessi rodigini. Perciò ho iniziato a prendere atto che il destino del centro storico cittadino sia segnato. Almeno finché qualcuno non troverà il modo di rendere redditizia la merda di piccione.

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