Ifaluk, un arcipelago di emozioni
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Ifaluk, un arcipelago di emozioni

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Ifaluk, un arcipelago di emozioni

Riprende il viaggio nell’arcipelago del popolo Ifaluk alla scoperta delle loro emozioni. Come anticipato nel precedente articolo (che potete leggere qui), questa volta faremo una scarrellata di termini/emozioni catalogati dalla nostra antropologa Catherine Lutz.

Prima di iniziare, va detto che gli Ifaluk non hanno una parola traducibile con “emozione”; Catherine stessa riferisce che “in queste società, le parole riguardanti le “emozioni” fanno riferimento alla relazione tra la persona e un evento, piuttosto che ad un processo introspettivo sui propri sentimenti.”

Catherine ha intervistato a fondo gli abitanti di Ifaluk, interpellandoli sulla loro vita emotiva (“ciò che hanno dentro”). Ne è emersa una classificazione costituita da cinque macro-categorie che racchiudono la gran parte delle loro esperienze sociali ed emotive:

Emozioni sulla buona fortuna

Si tratta di emozioni positive che si manifestano in corrispondenza di eventi fortunati o piacevoli.

Riguardano qualcosa per cui si prova tipeli (desiderio), novità che inducono ker (felicità/eccitazione).

Sensazioni di questo genere sono spesso usate per descrivere relazioni amorose e talvolta sono considerate taboo, dal momento che vengono collegate a desideri sessuali.

Altre volte queste emozioni di orgoglio possono spingere la persona a darsi delle arie o a creare confusione. Per questo motivo le emozioni di questo raggruppamento sono positive ma non necessariamente morali, dal momento che possono portare a comportamenti inappropriati.

 

Emozioni riguardanti il pericolo

Si fa riferimento a situazioni pericolose che generano metagu (paura e ansia), ma non solo. Vi troviamo anche imbarazzo e vergona, che insorgono in situazioni in cui si rischia di fare una brutta figura, ad esempio quando si cammina davanti ad un gruppo di anziani o fare visita a qualcuno senza nulla da dargli. In questo caso ad essere in pericolo è la nostra integrità psicologica. Si usa la parola ma (vergogna/imbarazzo) oppure lugumet (senso di colpa).

Sono emozioni collegate alla sorpresa, quando accade qualcosa di negativo e inaspettato di prova rus (un misto di panico e sorpresa) o in casi meno gravi bobo (disappunto).

 

Emozioni di connessione e perdita

In questo raggruppamento esiste una grande ambivalenza, dal momento che gli Ifaluk legano strettamente la forza dei legami con la consapevolezza della loro fragilità. Sono qui contenute le emozioni positive delle relazioni ma anche quelle negative per la perdita degli stessi.

Di questo gruppo fa parte il termine fago (compassione/amore/tristezza) di cui abbiamo parlato nel precedente articolo.

Non si tratta solo del legame con altre persone, ma anche all’attaccamento per il proprio ambiente; è tipico che i ragazzi, raggiunta l’età adolescenziale, vadano a frequentare la scuola in un’isola lontana per un certo periodo, durante il quale provano pak (nostalgia di casa).

 

Emozioni legate agli errori umani

Le emozioni qui raggruppate sono tutte accomunate dal fatto di “far sentire male dentro”. Nonostante la connotazione negativa, alcune di esse sono ritenute moralmente accettabili. Uno dei termini più usati è song (rabbia giustificata) che si prova quando si è consapevoli di avere subito un’ingiustizia, una reazione considerata positiva perché significa riconoscere che una norma della comunità è stata violata.

Gli Ifaluk fanno spesso distinzione fra l’errore proprio e l’errore altrui.

Nel primo caso si sperimenta niyefiyef (rimpianto/avercela con sé stessi) perché abbiamo errato sapendo che avremmo potuto fare diversamente. Si accompagna talvolta all’invidia, ad esempio quando qualcuno ottiene un risultato migliore del tuo perché non ti sei impegnato a sufficienza.

Lingeringer (irritazione/lieve rabbia) invece è sofferta quando qualcosa o qualcuno ci impedisce di raggiungere obiettivi individuali. Quando si viene interrotti dalla richiesta di un superiore è possibile provare tang (frustrazione/dolore).

Tang (frustrazione/dolore) è sperimentato quando si viene interrotti da una richiesta di un superiore.

Gasechaula (odio) può insorgere in queste situazioni, gli abitanti riferiscono però che non sia immediato bensì una conseguenza delle altre emozioni appena descritte.

 

In conclusione, cosa ci insegnano i racconti degli Ifaluk sulle loro emozioni? Gli abitanti di quest’isola non hanno bisogno di guardare dentro di sé per scoprire cosa provano, dal momento che ogni loro vissuto ruota attorno alle relazioni che instaurano con altre persone o con l’ambiente circostante. Forse la loro lezione per noi è proprio quella di ricordarci quanto siamo interconnessi l’un l’altro. Senza legami non saremmo nulla.