“La fotografia può fissare l’eternità in un istante”, era quanto sosteneva Henry Cartier Bresson, considerato il capostipite del fotogiornalismo e uno dei fotografi più influenti del ‘900, tanto da essere definito “ l’occhio del secolo”.
Bresson nasce in Francia nel 1908 e dopo un primo tentativo di approccio alla pittura si avvicina alla fotografia, ma è nel 1931 , quando viene colpito da una immagine realizzata dal celebre fotografo Martin Munkacsi , che Bresson si innamora dell’idea di riprendere fedelmente la realtà.
Inizia così una osservazione costante della stessa unita a una ricerca di armonia e perfezione. Di tanti scatti una mostra a Palazzo Roverella sceglie quelli realizzati in Italia fra gli anni ’30 e gli anni ’70, si tratta di 160 foto unite a diverse riviste che testimoniano il suo passaggio nel corso di numerosi viaggi.
La mostra ha aperto sabato 28 settembre a Palazzo Roverella con il consueto sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio e grazie alla collaborazione tra la Fondazione Henry Cartier Bresson di Parigi e la Fondazione Camera ( Centro Italiano per la fotografia) di Torino.
La mostra, ritenuta la più importante realizzata finora in Italia, è incentrata sugli scatti realizzati dal famoso fotografo nel nostro paese nel corso dei suoi numerosi viaggi . L’Italia, secondo il curatore francese Clement Cheroux è probabilmente il paese latino che Bresson ha amato e fotografato di più per quella sua peculiarità di esibire la vita e gli uomini per le strade, al contrario dei paesi nordici.
Per strade, vicoli e piazze Bresson fotografava camminando attraverso innumerevoli scatti , ansioso di cogliere l’attimo da consegnare all’eternità. Ebbe anche frequentazioni con intellettuali italiani come Carlo Levi e sono esposti i ritratti fatti a Pasolini, De Chirico, Rossellini e Luchino Visconti.
La prima parte della mostra riguarda gli anni ’30 e il suo passaggio insieme all’amico poeta e scrittore Andrè Pieyre de Mandiargues e alla di lui compagna, la pittrice Leonor Fini da cui derivarono scatti destinati a divenire fra i più famosi del fotografo.
Si prosegue con gli anni ’50 e la sua visita in Abruzzo e Lucania. Il borgo di Scanno presso L’aquila diverrà famoso grazie alle immagini ritagliate da Bresson attraverso la sua Leica. Altri viaggi realizzati fra gli anni ’50 e ’60 immortaleranno Roma, Napoli , Venezia , Ischia e la Sardegna mediante foto poi pubblicate sulle più importanti riviste illustrate dell’epoca come “ Harper’s Bazzar “ , “ Holiday” e “ Life” . Alcune foto di queste verranno anche inserite su uno dei suoi libri, ovvero “ Les Europeens” anche se, se ne rammaricano i curatori non esiste una specifica pubblicazione per l’ Italia nonostante il grande interesse di Bresson per il nostro sud.
La mostra si conclude con gli anni ’70 e le immagini di Matera ove emerge un contrasto fra la modernità che avanza e certe caratteristiche di un meridione che rimane ancorato al passato , oltre alle foto dedicate al lavoro industriale. E’ interessante ricordare che Bresson morto esattamente 20 anni fa a 95 anni, lavorò anche come regista ( fu assistente di Jean Renoir) , fondò insieme a Robert Capa la famosa agenzia “Magnum” per tutelare i fotografi e il diritto d’autore , per poi lasciare ,negli anni ’70 , la fotografia , con la sola eccezione dei ritratti ( cui si dedicò ancora per diversi anni ) e tornare alla pittura.
Inaugurata la mostra su Henry C. Bresson a Palazzo Roverella
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- Notizia pubblicata il 2 ottobre 2024
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- Scritto da Monica Zanforlin