Le pastoie della burocrazia ieri e oggi
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Casa che avventura

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Casa che avventura

Casa che avventura

 

da “IL GAZZETTINO ” 11 Marzo 1985

 

Avete mai provato a fare il conto di quanti tecnici intervengano al giorno d’oggi per arrivare alla costruzione

della più semplice e modesta delle casette?

Escludendo il progettista del piano regolatore – le cui prestazioni sono a carico dei Comuni – si incomincia con la lottizzazione, condizione imprescindibile per arrivare all’edificabilità dei terreni. Essa comporta almeno due interventi di professionista laureato per la progettazione e per la direzione dei lavori. Data per compiuta questa operazione che si svolge a cura del proprietario del terreno (ma che, ovviamente, viene da questi caricata sul prezzo di vendita dei vari lotti), incomincia la serie successiva il cui costo grava direttamente sulle spalle dell’acquirente del lotto che, al momento dell’acquisto, si era ingenuamente illuso che per farsi una casetta

fosse sufficiente incaricare un professionista e scegliere un costruttore.

L’impiegato dell’ufficio urbanistico, nel ricevere la domanda di concessione, gli dirà subito che occorre interpellare un geologo per compilare una relazione sulle caratteristiche del terreno allo scopo di verificare la capacità di resistenza ai carichi delle fondazioni. In molti casi è inutile insistere che si tratta di costruzione ad un solo piano e che intorno ne esistono di ben più alte che non denunciano nessun cedimento: la legge è legge ed anche il geologo deve pur vivere. Questi a sua volta dovrà servirsi di una ditta specializzata in perforazioni e sondaggi che effettuerà le prove necessarie. Il tutto, ovviamente, a spese del cliente che è all’inizio della sua costosa avventura.

Infatti, nel consegnare finalmente all’ufficio la «relazione geognostica, si sente chiedere con indifferenza:

«Ha provveduto alla tresettetre?».

«Che cos’è la tre-settetre?».

«Non lo sa? La verifica dell’isolamento termico del fabbricato».

All’uomo tremano le gambe. Ma con un fil di voce chiede: «E chi la deve fare?».

«Un tecnico abilitato che firmerà calcoli e relazione».

A questo punto l’impiegato, che si è reso conto della disinformazione totale del suo interlocutore, ritiene doveroso aggiornarlo su altri dettagli:

«Occorre anche il calcolo delle opere in cemento armato che va presentato al Genio Civile. Alla fine chiamerà un altro tecnico laureato, che non potrà essere né il progettista né il direttore dei lavori né il calcolatore, per fare il collaudo. Dovrà portarne una copia vistata quando chiederà l’abitabilità, altrimenti la sua casa non avrà allacciamenti o servizi».

Per pura pietà l’impiegato aveva rimandato ad un successivo incontro la comunicazione che bisognava pagare gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria ed il contributo sul costo di costruzione.

Fatti i conti, dalla lottizzazione all’abitabilità, sulla costruzione della casetta gravano ben nove prestazioni tecniche delle quali almeno cinque – per gli edifici di modeste dimensioni e di costruzione corrente – potrebbero essere eliminate. Una carta del suolo allestita dai Comuni con le caratteristiche dei terreni nelle zone edificabili già due oneri e darebbe garanzia di operazioni non soggettive. Una serie di prescrizioni, in funzione della zona climatica, potrebbe esimere dal calcolo dell’isolamento.

Infine, una precisa delimitazione delle competenze dei geometri, architetti ed ingegneri nel calcolo delle strutture in cemento armato, eliminerebbe altri due interventi.

Alcuni anni fa, si sbandierava che era la “rendita fondiaria” a frenare l’edilizia e ad esaltarne i costi. Oggi nessuno può smentire che la complessità e il costo delle procedure, aggiunto alle tangenti da pagare ai Comuni, rappresenta un elemento determinante della crisi.

Non sarebbe forse tempo che i nostri governanti, anziché inventare sempre nuove leggi, che rendono il nostro cammino nella vita simile ad una gimkana tra paletti non sempre innocui, cominciassero ad abrogarne qualcuna?