Un articolo del 1954 di Gianfranco Scarpari
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La magnifica galleggiante

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La magnifica galleggiante

da “IL GAZZETTINO ” 14 Settembre 1954

 

Chi ha osservato l’altra sera lo spettacolo offerto nel bacino del Canalbianco delle settemila persone assiepate per godersi la tradizionale “galleggiante”, per un attimo ha avuto indubbiamente il sospetto che le riviere, i ponti, le gradinate che scendono nell’acqua, i balconi delle case e le terrazze, perdendo la loro consueta funzione, fossero divenuti la platea, i palchi, le gallerie di uno straordinario teatro il cui palcoscenico, punteggiato di luci multicolori, nell’impossibile tentativo di accontentare tutti i presenti, andava spostandosi da un punto all’altro sprigionando suoni e canti sotto la volta del cielo e lo sguardo imbambolato della luna.

Tutte le città e i paesi del mondo in molti aspetti si assomigliano, ma ci sono dei momenti nei quali ognuno di essi assume un aspetto particolare ed inconfondibile e l’altra sera pareva che Adria, non soltanto nei volti della sua gente, ma anche attraverso le cose inanimate che le luci diffuse e la dilagante aria di festa trasfiguravano, sorridesse bonariamente, lei che di solito ha l’aria un poco grigia delle creature vecchie e malinconiche.

Perciò riteniamo che la «galleggiante» sia quasi l’abito da festa che la città indossa una volta all’anno come i costumi tradizionali che le donne di tante regioni portano, con solennità, nel giorno delle ricorrenze più importanti. L’orchestra G.Neri di Ferrara, ospite di Adria per la seconda volta, ha dato prova di possedere un affiatamento perfetto che le consente di impegnarsi con sicurezza nella esecuzione di brani che non solo sono tecnicamente difficili, ma che a prima vista si direbbero impossibili da realizzare da parte di un complesso a plettro per la sonorità, le sfumature e la forza espressiva che richiedono. E’ significativo perciò che l’orchestra sia piaciuta di più proprio nel Tannhauser dove si riteneva che avrebbe invece denunciato la propria insufficienza strumentale. Merito questo indiscutibile dei valorosi orchestrali e della sapiente guida del loro direttore m.o Musi.

La Corale che ha eseguito per la prima volta in Adria alcune sue nuove interpretazioni ha impressionato per l’omogeneità e l’affiatamento sempre più profondi, per l’intonazione e la dosatura delle voci. Anche i brani più popolari, come le canzoni di montagna, hanno acquistato, grazie alle trascrizioni di Gino Casellati ed alla sua fervida direzione, un fascino stilistico ed una dignità artistica tali da trasfigurarle.

Il coro femminile, istruito dalla signora Maria Conciato Casellati, ha portato una nota di romantica grazia e di delicata poesia inserendosi organicamente nel complesso.

Il pubblico ha sottolineato con applausi la partecipazione allo spettacolo del soprano Edda Cuberli e del tenore Florindo Andreolli. La voce della Cuberli ci è parsa più completa, più piena e soprattutto più umana e vibrante rispetto all’ultima volta che l’avevamo udita in Adria. Allora era uno strumento grezzo ricco di promesse e di attitudini, oggi siamo di fronte ad un’interprete che rivela giorno per giorno una sempre più viva personalità e che si rende conto dei propri grandi mezzi imparando a sfruttarli ed a dosarli. Il tenore Andreolli ha acquistato in potenza senza perdere in grazia. La sua intonazione è perfetta, le sue modulazioni non tradiscono sforzo, la dizione è chiarissima. Quella di Andreolli è una voce che piace perché è trasognata e virile nel medesimo tempo; ed il suo timbro è naturale e pieno di calore.

Lo spettacolo, la cui unica menda può essere imputata al non perfetto funzionamento degli altoparlanti, si è concluso tra i più calorosi applausi del pubblico ed il lancio finale dei fuochi d’artificio ha questa volta soddisfatto pienamente le aspettative.