Piaceri e gratificazioni, cosa è meglio?
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- Eudemonia
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- Pubblicazione: 1 ott 2025
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- Scritto da Daniele Franzoso
Piaceri e gratificazioni sono due termini che a prima vista possono sembrare sinonimi, mentre dal punto di vista psicologico hanno caratteristiche che li rendono quasi due opposti.
Quando parliamo di piaceri intendiamo un'emozione positiva immediata e di breve durata, la quale ci arriva attraverso una stimolazione sensoriale. E' un piacere mangiare una fetta di torta, fare sesso o passeggiare sotto il sole. Esistono anche piaceri "superiori", più complessi e legati ad aspetti cognitivi come l'andare a vedere un'opera o leggere questi bellissimi (?) articoli.
Possiamo pure classificarli in base al livello di coinvolgimento che ci creano, andando dalla comodità/rilassamento, alla gioia fino all'estasi e al rapimento.
Nonostante la loro connotazione positiva, i piaceri nascondo diverse insidie. La prima è il fenomeno dell'abituazione: siamo fisiologicamente costruiti per abituarci, ragion per cui anche l'esperienza più piacevole del mondo con il tempo perde colore. La seconda è che i piaceri quando non sono ben gestiti creano attorno a noi una zona di comfort e apatia dalla quale è difficile uscire; è un problema molto contemporaneo: la nostra società moderna mette la comodità al centro di tutto, ma non tutte le comodità ci permettono di crescere come persone.
Le gratificazioni d'altro canto derivano da attività che ci piace fare, ma che non definiamo piacevoli in sé. Ciò che apprezziamo deriva dal coinvolgimento che ci danno, o dalla realizzazione dei nostri punti di forza e virtù. Andare a correre o qualsiasi altra forma di allenamento fisico sono un ottimo esempio: non sempre ne abbiamo voglia, perdipiù sono attività che generano fatica e dolore, ma continuiamo a farle perché a fine giornata ci sentiamo realizzati (oltre che in forma). A differenza dei piaceri, le gratificazioni richiedono un impiego attivo di risorse mentali e fisiche, costanza nel tempo e il rischio di fallire.
Coltivare attività che ci gratificano è estremamente importante per la nostra crescita personale.
Per quel che riguarda i piaceri invece, non è necessario abolirli completamente e diventare degli asceti. In realtà anch'essi sono utili nella nostra quotidianità, basta adottare qualche strategia per gestirli al meglio:
Disclaimer: questo articolo ha il puro scopo di fornire dei brevi spunti riflessivi su tematiche psicologiche e non sostituisce in alcun modo il parere di un professionista abilitato all'interno di un colloquio terapeutico
Quando parliamo di piaceri intendiamo un'emozione positiva immediata e di breve durata, la quale ci arriva attraverso una stimolazione sensoriale. E' un piacere mangiare una fetta di torta, fare sesso o passeggiare sotto il sole. Esistono anche piaceri "superiori", più complessi e legati ad aspetti cognitivi come l'andare a vedere un'opera o leggere questi bellissimi (?) articoli.
Possiamo pure classificarli in base al livello di coinvolgimento che ci creano, andando dalla comodità/rilassamento, alla gioia fino all'estasi e al rapimento.
Nonostante la loro connotazione positiva, i piaceri nascondo diverse insidie. La prima è il fenomeno dell'abituazione: siamo fisiologicamente costruiti per abituarci, ragion per cui anche l'esperienza più piacevole del mondo con il tempo perde colore. La seconda è che i piaceri quando non sono ben gestiti creano attorno a noi una zona di comfort e apatia dalla quale è difficile uscire; è un problema molto contemporaneo: la nostra società moderna mette la comodità al centro di tutto, ma non tutte le comodità ci permettono di crescere come persone.
Le gratificazioni d'altro canto derivano da attività che ci piace fare, ma che non definiamo piacevoli in sé. Ciò che apprezziamo deriva dal coinvolgimento che ci danno, o dalla realizzazione dei nostri punti di forza e virtù. Andare a correre o qualsiasi altra forma di allenamento fisico sono un ottimo esempio: non sempre ne abbiamo voglia, perdipiù sono attività che generano fatica e dolore, ma continuiamo a farle perché a fine giornata ci sentiamo realizzati (oltre che in forma). A differenza dei piaceri, le gratificazioni richiedono un impiego attivo di risorse mentali e fisiche, costanza nel tempo e il rischio di fallire.
Coltivare attività che ci gratificano è estremamente importante per la nostra crescita personale.
Per quel che riguarda i piaceri invece, non è necessario abolirli completamente e diventare degli asceti. In realtà anch'essi sono utili nella nostra quotidianità, basta adottare qualche strategia per gestirli al meglio:
- Dilazionarli nel tempo, in modo da scongiurare il fenomeno dell'abituazione.
- Viverli consapevolmente, assaporandone ogni aspetto.
- Fare attenzione a non esagerare. I piaceri sono come lo zucchero: nella giusta dose rendono la nostra vita più dolce, ma se esageriamo poi ne paghiamo le conseguenze.
Disclaimer: questo articolo ha il puro scopo di fornire dei brevi spunti riflessivi su tematiche psicologiche e non sostituisce in alcun modo il parere di un professionista abilitato all'interno di un colloquio terapeutico