Palazzo Roverella dedica una mostra a Rodney Smith
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- Pubblicazione: 15 set 2025
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- Scritto da Monica Zanforlin
Sabato 4 ottobre Palazzo Roverella, a Rovigo, riaprirà al pubblico con la prima mostra italiana dedicata a Rodney Smith (1947-2016), uno dei fotografi più creativi del ventesimo secolo. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio, consiste nell’allestimento di oltre cento fotografie selezionate dalla curatrice Anne Morin, direttrice di Chroma Photography, divise in sei sezioni tematiche: La divina proporzione, Gravità , Spazi eterei, Attraverso lo specchio, Il tempo, La luce e la permanenza, Passaggi.
La maggior parte delle fotografie è in bianco e nero, modalità che Smith prediligeva anche se, dal 2002, si avvicinò al colore con risultati altrettanto strepitosi.
Smith fu un artista raffinato, un colto osservatore che trovò nella fotografia la sua dimensione più appagante per realizzare mondi immaginari dove realtà e fantasia si mescolavano per dar luogo ad immagini surreali che lo avvicinano a Magritte e a Buster keaton.
Studioso di teologia e filosofia, su indirizzo dei genitori, scoprì, purtuttavia, la fotografia, già nell’infanzia ma fu solo terminati i precedenti studi universitari che riuscì a laurearsi in fotografia sotto la guida di Walter Evans. A metà degli anni ’80 a lavorò per riviste che gli commissionarono ritratti di uomini potenti cui donò un’umanità inedita cambiando con il suo stile la natura ritrattistica aziendale.
Nel 1993 divenne coautore di “The Heat Book” con la sua seconda moglie Leslie Smolan, pubblicazione in cui venivano contrapposti gli operi di una fabbrica di cappelli ai cappelli simboli di moda. A metà degli anni ’90 lavorava per il “ New York Times”, “W Magazine”, “Vanity Fair” e “New York Magazine”.
Il suo stile fu unico per la spontaneità unita a perfezione, l’effetto umoristico e il risultato surrealista ma soprattutto per la capacità di esaltare la bellezza di luoghi e persone facendola percepire agli osservatori.
L’opera di Smith trasporta il pubblico in luoghi immaginari ove è difficile cogliere tempo e stagioni e questo ci riporta ancora al concetto di bellezza come qualcosa di astratto e immutabile.