Letture: "La levatrice di Nagyrév" di Sabrina Zuccato
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- Notizia pubblicata il 11 febbraio 2025
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- Scritto da Liana Isipato
Il romanzo è nato da un reportage giornalistico che dapprima ha visto Sabrina Zuccato immergersi nella lettura dei giornali d’epoca, per recarsi poi di persona nel villaggio ungherese di Nagyrév, al centro di una serie di avvelenamenti da arsenico avvenuti nel periodo tra le due guerre mondiali.
E’ un romanzo complesso, fatto di molti aspetti. Mi piace intanto sottolineare la serietà dei riferimenti storici, nell’arco dei quali si svolge la vicenda, arricchita da elementi narrativi di fantasia, creativi, eppure estremamente realistici. Il tutto, con un linguaggio scorrevole e accattivante, che alterna un’atmosfera a volte cupa e fiabesca, a veri tratti di denuncia sociale, proposti in una visione femminista, focalizzati su problemi ancora attuali e non del tutto risolti.
Un caleidoscopio di figure femminili percorre le pagine, a volte raccontate dall’occhio esterno della scrittrice, in terza persona, altre -evidenziate dal carattere corsivo- in prima persona dalle stesse protagoniste.
Su tutte, però, domina la figura chiave: Zsuzsanna Fazekas, la levatrice di Nagyrév, una donna che conosce bene la Natura, come pure l’anima delle persone. Una donna emancipata e, per questo, vista come strega dagli abitanti del villaggio, un piccolo paese che così appare: “una cittadina sperduta, sferzata da un vento gelido. Il silenzio e l’oscurità la coprivano come un mantello e una sensazione strana, come di morte, pareva avvolgerla. Due vie principali si congiungevano nella piazza sulla quale svettava il campanile di una vecchia chiesa.”
La storia parte come un giallo classico: il cadavere di una vecchia contadina viene rinvenuto, nudo, sulla riva del fiume Tibisco. Inizia così l’indagine del capitano della gendarmeria, Zsigmond Danielovitz che, via via, porta alla scoperta di una misteriosa serie di morti sospette.
La ricerca dei colpevoli apre uno squarcio sul tessuto patriarcale di quella società, fatto di miserie e di violenta sopraffazione di uomini, alcolizzati e violenti, sulle proprie mogli e figlie.
Poco per volta viene ricostruita la realtà di episodi di cronaca, che sfoceranno in una serie di processi e condanne. Colpevoli, donne che si rivoltano contro i soprusi e il peso di un mondo arcaico, carico di angosce. Donne che con la guerra avevano svolto tutti quei mestieri, prima prerogativa degli uomini, e che poi erano tornate a dover sottostare alla volontà del capofamiglia, in una posizione di dipendenza economica, di umiliazione e degrado. Donne che, secondo il Ministro della Cultura del tempo, Kuno von Kleberberg, se non hanno messo al mondo figli “rappresentano un pericolo per tutta la società, pertanto devono essere trattate come nemiche del Regno. La maternità deve essere la principale priorità delle donne, altrimenti la razza ungherese scomparirà presto”.
La figura di Zsuzsanna, la levatrice, funge da catalizzatore di tutte le frustrazioni femminili: “Lei sapeva guardare dentro le persone, riuscendo a scandagliare la loro anima. Forse era per questo che le donne del villaggio le chiedevano udienza così spesso. E probabilmente era questo il motivo per cui, così frequentemente e generosamente, offriva consigli ed elargiva i più intimi insegnamenti. Per loro lei non era solo la levatrice di Nagyrév. Non era solo la guaritrice. Era molto di più: un’amica, un’insegnante, una confidente. Lei era zia ZsuZsi, e aveva una soluzione per tutto.”…una soluzione risolta grazie alla polvere di arsenico, ricavata dalla carta moschicida. Così, infatti, furono avvelenati più di un centinaio di uomini, tra Nagyrév e altre cittadine dei dintorni.
L’autrice ci conduce, attraverso squarci avvincenti di approfondimento psicologico e di tenerezze insospettate, nel controverso rapporto tra “la levatrice” e il commissario d’indagine; un personaggio, quest’ultimo, tormentato e capace di trasmettere al lettore un sentimento di pietas, nel finale della narrazione.
In coda al romanzo c’è un’appendice che chiarisce il percorso della sua creazione, attraverso le fonti, e illustra i fatti di cronaca e i personaggi reali, oltre ai riferimenti storici.