Brabant e altre parole che non esistono
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- Quante emozioni
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- Notizia pubblicata il 29 maggio 2024
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- Scritto da Daniele Franzoso
Lo stesso termine che da titolo al libro, appare in esso con il seguente significato: Liff, un oggetto od esperienza comune per la quale non esiste ancora un termine.
Chi già conosce l’autore e la sua immensa e a tratti demenziale ironia avrà già intuito il livello dell’opera a cui ci stiamo approciando. Si tratta infatti di situazioni a tratti comiche, ma che dicono molto sulla nostra moderna esistenza. Ecco una selezione delle mie preferite:
Brabant: il desiderio impellente di scoprire fino a che punto si può provocare qualcuno. Siete certi che non sia una buona idea, eppure non vedete l’ora di scoprire cosa succederebbe se…
Alcoy: utilizzabile per descrivere certe situazioni al bar, è il desiderio di essere costretti dagli altri a prendere un altro drink, in modo da non doversi sentire responsabili di questa scelta poco lungimirante.
Boinka: il rumore oltre la parete che indica che il vostro vicino ha una vita sessuale migliore della vostra.
Hove: è l’espressione rassegnata tipica di chi si trova in compagnia di una persona che sta ormai parlando da troppo tempo e che non sembra avere intenzione di fermarsi per molto tempo.
Droitwich: una danza che coinvolge due persone provenienti da direzioni opposte, ognuna delle quali sta cercando di passare oltre. Si fa un passo a sinistra, poi uno a destra, ci si urta chiedendo scusa e si ripete tutto d’accapo per un numero innecessario di volte.
Kelling: l’azione di controllare ripetutamente nello stesso posto quando si sta cercando qualcosa, nel dubbio che l’oggetto sia veramente lì ma che il nostro cervello non voglia vederlo.
Fiunary: il classico luogo sicuro in cui mettiamo qualcosa per non perderla, salvo poi dimenticarci quale luogo fosse.
Dunboyne: l’improvvisa realizzazione che il treno che state osservando lasciare la stazione è quello su cui voi sareste dovuti salire. Può accadere anche l’opposto, nel caso in cui la stazione che vedete sfrecciare fuori dal finestrino sia quella in cui avreste dovuto scendere.
Dinder: lo scuotere la testa assumendo un’aria concentrata e riflessiva, mentre ci vengono fornite una serie di indicazioni stradali talmente complesse che non ricorderemo mai, ma che dovremo fingere di conoscere per non sembrare degli idioti, per poi proseguire con la stessa sicurezza di Napoleone alla testa delle sue truppe nella direzione sbagliata.
Bodmin: tipico dei conti alla romana, è la fondamentale ed inevitabile discrepanza tra i soldi ammucchiati dai partecipanti (contati più volte con estrema precisione e l’uso di complessi calcoli aritmetici) e l’effettivo conto da pagare.
E per concludere, Hidcote bartram: è quando a fine serata, dopo una prolissa serie di ripetuti saluti e strette di mano, ci accomiatiamo dai nostri amici per renderci conto subito dopo di aver dimenticato il cappello a casa loro.