fbevnts =Racconto di Ferragosto= di Francesco Casoni
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Racconto di Ferragosto

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Racconto di Ferragosto

“I giovani di oggi non hanno più voglia di fare sacrifici”, sentenziò Giovanni, lapidario come sempre.

Sedeva con la moglie nell’assolato dopo pranzo di Ferragosto, sotto la veranda di un ristorantino di mare, sulla cui vetrina campeggiava un cartello scolorito, scritto a mano, in cui si cercava vanamente personale per la stagione estiva.

La moglie alzò gli occhi al cielo. In altri tempi li avrebbe chiusi e si sarebbe illusa per qualche istante di avere sposato un uomo bello, prestante e dalla brillante conversazione. Ultimamente si accontentava di sognare ad occhi aperti di avere sposato un uomo appassionato di pesca e di ciclismo e di avere per casa un giardiniere bello e prestante.

Mentre un cameriere si affannava a sparecchiare un tavolo affollato di bicchieri e tazzine, Giovanni fece roteare pigramente il sorbetto nella flute. Guardò distrattamente il cameriere. Scosse la testa. “Oggi i giovani non sanno neanche cosa significa fare sacrifici”, ribadì.

 

La moglie avrebbe anche tentato di dire la sua sull’argomento, ma era abituata da anni ad essere interrotta al primo sospiro, immediatamente prevaricata dal fiume di certezze esibite dal marito.

Se avesse mai potuto proferire verbo, in effetti, avrebbe iniziato con un aneddoto, come fanno i buoni oratori: avrebbe rammentato a Giovanni di quanto accaduto quella mattina stessa, quando il marito aveva insistito per andare al supermercato, prima di partire per il mare, per prendere due vaschette di gelato per la sera. A lei sembrava un fatto significativo, a lui assolutamente insignificante. E l’aveva anche derisa, quando lei aveva chiesto se era davvero il caso che un povero cassiere andasse al lavoro il giorno di Ferragosto per assicurare a lui di avere il gelato in frigo (che a ben vedere avrebbe potuto comprare la vigilia, organizzandosi meglio, no?).

Anzi, gli avrebbe enumerato la quantità di volte che si era vista arrivare a casa di domenica il furgone a tutta birra di Amazon Prime, per consegnare la miriade di cose superflue ordinate il giorno prima con somma urgenza.

Gli avrebbe rammentato anche di quante volte si erano tolti lo sfizio di volare per il weekend in una capitale europea, approfittando dei voli a basso costo. E pazienza se quel loro andare e venire spensierato da turisti aveva contribuito al surriscaldamento globale più di un intero paese del Terzo mondo.

Insomma, avesse preso la parola, probabilmente gli avrebbe chiesto - retoricamente, si intende - come sarebbero potuti mai crescere dei giovani in una società del tutto subito e del tutto dovuto. E della più completa indifferenza alle conseguenze sulle vite altrui delle nostre frivolezze. Forse meno retoricamente, gli avrebbe chiesto se questa retorica del sacrificio doveva valere sempre e solo per quelli che producono le merci e mai e poi mai per quelli che le acquistano.

 

Ma alla fine non disse niente.

“I giovani di oggi non hanno voglia di fare sacrifici”, ribadì lui, che ormai si ripeteva come un disco rotto. Lei sorrise.

“Già - disse, socchiudendo dolcemente gli occhi - ormai non si trova un giardiniere neanche a pagarlo oro”.