Cloro, letture e patchouli
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- Notizia pubblicata lunedì 15 luglio 2024
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- Scritto da Federica Bertaggia
Non so se esista un verbo che stia all’estate come svernare sta all’inverno ma sono consapevole di avere un grosso problema con il caldo e l’horror vacui che ad esso si accompagna. L’innalzamento delle temperature incrementa la mia inquietudine che, per via matrilineare, si trasmette alla prole.
Nel periodo in cui mi interessavo di pedagogia green avevo maturato progetti ambiziosi per nobilitare le vacanze dei figli come visitare musei kids friendly, realizzare l’orto dei semplici sul balcone e dipingere utilizzando mirtilli, prezzemolo e bieta rossa.
Poi mi sono scontrata con la realtà e ho scelto un corso di nuoto.
Motivo per cui mi trovo seduta sui gradoni arancioni di un impianto natatorio con i piedi insacchettati in una coppia di copriscarpe di nylon blu.
Per quarantacinque minuti al giorno posso osservare, nel contempo, la classe di acquagym delle 16.15, giovani vigoressici che fendono la corsia con bracciate atletiche, il corso accelerato cui partecipa la progenie e gruppetti ogni giorno diversi di quindici-sedicenni che scheggiano l’acqua lanciandosi sghembi dal trampolino.
Il clan di oggi è piuttosto gagliardo e malmostoso: alla terza frattura sfiorata e al quinto richiamo del bagnino è stata fatta intervenire l’addetta alla sorveglianza. Ricomposta la situazione, due del gruppo risalgono dalle acque, si siedono sui gradoni e prendono dai loro zaini un libro ciascuno, un sempreverde “Ti prendo e ti porto via” e un più coevo “After”.
La scena sortisce su di me, sopita dagli effluvi del cloro in questa bolla di vapore, caldo e vociare indistinto, l’effetto del suono della sveglia delle 6.10: una sciabolata al petto e un’iniezione di superomismo insieme.
Subitamente rinvigorita decido di ottimizzare il tempo facendo cose che tendo a rimandare, come sgravare il portafoglio dagli scontrini accumulati. Passo in rassegna conti di attività come Piadina Sara, Strapizzami, Passione gelato e penso che il fatto non sia trascurabile. Dal fondo della borsa agguanto un campioncino di profumo, omaggio di qualche rivista femminile dello scorso inverno.
Scaduti i quarantacinque minuti, inizia il secondo tempo, quello di doccia, costumi umidi, bocchettoni di aria calda e capelli annodati.
Raccolgo la borsa e sfilo davanti ai ragazzi lettori lasciando una scia di vaniglia e patchouli.
Li rivedrò poco dopo uscire dall’impianto sportivo tra sghignazzi, torsioni e colpi bassi inferti con i borsoni pesanti degli accappatoi inzuppati.
Motorini che rombano, fumo, gimkane ma nello zaino anche una pagina piegata nel mezzo di una storia.
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