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La grammatica fa paura

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La grammatica fa paura

Chiacchierando nelle ore “buche” o davanti al distributore del caffè, colleghi di lunga esperienza assicurano sia esistito un tempo in cui, per calmare gli animi di una classe di adolescenti su di giri, funzionavano molto bene ammonimenti tipo: “Buoni o saltate la ricreazione”. Oppure: “Calmi altrimenti domani interrogo”.

A questa età dell’oro – di cui si narra quanto i ragazzi fossero rispettosi, sensibili ai richiami, disciplinati e reverenti - non ho avuto il piacere di prendere parte, però posso affermare senza tema di smentita che, quasi sempre, oggi, queste frasi scivolano via fiacche e infruttuose.

Esistono formule molto più efficienti per riportare la situazione a uno stato di normalità. Una di queste offre una garanzia di successo inossidabile e suona tipo così: “Se non vi date una regolata mettiamo via tutto e facciamo analisi logica”.

Ah, che intimidazione terribile, la Grammatica italiana! L’arte liberale che con Dialettica e Retorica costituiva il Trivio, che insieme al Quadrivio rappresentava la base dell’istruzione scolastica dei giovani Romani, oggi genera raccapriccio nella maggior parte degli studenti, che in lei intravvedono solo regole e noia. Per gli studenti non madrelingua le difficoltà spesso sono ancora maggiori. E pensare che la Grammatica in origine aveva come simbolo una donna con una fontana in mano, simbolo della prima acqua con cui i discenti soddisfacevano la loro sete di sapere.

Prima o poi, infatti, inesorabile, il momento della domanda fatidica arriva: “Prof. ma a cosa serve studiare Grammatica?”.

Di risposte valide, che c’entrano con la libertà e con la bellezza di trovare le parole giuste e la modalità più appagante per esprimere i propri pensieri, ne esistono in quantità. Quanto possano persuadere ragazzi cresciuti a pane, Tik Tok e abbreviazioni è un altro paio di maniche.

Io penso che la Grammatica c’entri molto con la sicurezza in sé stessi. Quando, a forza di riempire quaderni di esercizi di analisi grammaticale, logica e del periodo si arriva nel tempo a possedere certe strutture sintattiche si ha la sensazione che quasi più niente, di un testo, di un libro, di un discorso possa essere un ostacolo alla definizione di sé. Un po' come quando Daniel San, dopo aver passato settimane a dare la cera e a togliere la cera e a dipingere lo steccato (esercizi di Grammatica) scopre veramente che tutta la fatica che gli sembrava una perdita di tempo includeva già il vero karate (l’utilizzo pratico della Grammatica).

La Grammatica ti allena a riconoscere ciò che fondamentale da ciò che è superfluo, ciò che è soggetto da ciò che è complemento, ciò che è principale da ciò che è subordinato. Riconoscere il verbo è individuare il cardine di un problema e la capacità di analizzarlo equivale ad una discreta garanzia di lucidità nel trovare una soluzione.

La Grammatica aiuta a leggere e a studiare la società e l’uomo più di un manuale di psicologia, di una ricerca antropologica, di un test statistico. Basti pensare al congiuntivo, modo destinato a cadere in disuso per scarsa pratica ma soprattutto perché sono rimasti in pochi coloro che hanno dubbi da esprimere, più numerosi coloro abituati ad emettere sentenze.

Lo studio della Grammatica può aiutare a vincere la paura di parlare in pubblico, di sostenere un’interrogazione oggi o un esame domani. Molto prosaicamente e pragmaticamente, può aiutare a trovare escamotages geniali per eludere una domanda della quale non si conosce la risposta e far guadagnare un certo vantaggio nel risultato finale.

Per non parlare dell’aspetto della comunicazione: oggi la differenza tra saper comunicare e non saperlo fare bene è la stessa che potrebbe esserci tra avere successo in quello che fai nella vita e non averne affatto. 

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