“Billy”, il paesaggio di Emilia Mazzacurati
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- Notizia pubblicata il 30 maggio 2023
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- Scritto da Elena Cardillo | Visioni
Su tutto vince il paesaggio. C’è un paese, Imelia, steso nella calma piatta di una provincia a nord est; c’è un fiume che scorre accanto ed è tangente ad ogni cosa: le case, i campi, le strade.
Vince il paesaggio in “Billy”, film esordio di Emilia Mazzacurati dal 1° giugno al cinema, perché è il luogo dove le vite e le storie si frammentano e si ricompongono, dove gli occhi possono stendersi e la luna può avvampare, grande e vistosa, all’orizzonte. È un paesaggio che cadenza il tempo, i movimenti, le pause dei personaggi.
Il luogo è uno qualunque, il mondo intero, visto dagli occhi di una giovane regista al primo lungometraggio cresciuta a pane, paesaggi di pianura e storie stese sopra. Il film fa certamente tesoro di un vissuto personale, della rappresentazione del mondo che il papà di Emilia, Carlo Mazzacurati, ha sparso nel cinema italiano, come un contadino le sementi sopra i campi arati, a piene mani, a pugni aperti e decisi.
Billy è un ragazzo di diciannove anni, nato e cresciuto lì, su quella piana spalmata all’incavo est del nord Italia. Il padre se n’è andato quando lui era piccolo, la madre vive in un continuo orizzonte sfalsato, al confine strettissimo tra realtà e follia, presenza e dissolvenza. La costante nella vita di Billy è l’incostanza, il paradosso di non aver ancora preso una forma e doverla dare a lei, come un genitore non ancora cresciuto eppure oberato. Ma lui, calmo apparente e solitario, ha per altri versi lo stesso orizzonte fuori posto della madre, un disagio silenzioso che cerca di trovare pace ascoltando gli altri. Intorno e dentro di loro, si dipana una teoria di occasioni mancate, sogni acquattati sempre un po’ più in là, persone difficili da raggiungere (il padre svanito, una ragazza desiderata, il pompiere buono, una piccola folla di bambini di cui Billy sembra il padre, un cantante in caduta libera).
Emilia Mazzacurati prova a comporre un quadro ad un tempo immaginato e vissuto. Mette in scena una narrazione corale cercando di non fissare punti, di spostare costantemente le coordinate dei personaggi all’interno del paesaggio. Lo stesso paesaggio che poi vince su tutto.
Ma le vite di Billy, di sua madre Regina, del pompiere Massimo, degli amici farmacisti, di Zippo ex rock star di passaggio e in fuga, tutte queste e le altre potrebbero stare in un punto qualsiasi della mappa e rimanere intatte.
La storia, il filo che cuce la tela, è un’idea di crescita, di formazione alla vita, con la consapevolezza che stare al mondo tocca a tutti ed è doloroso ma, allo stesso tempo, la fatica tira con sé una qualche gioia, una bellezza inequivocabile anche in mezzo al caos.
Forse per questo Billy è felicemente triste, Regina felicemente assente e convinta che sia “meglio vivere al di sopra delle proprie possibilità che non vivere affatto”, e Zippo, l’unico personaggio estraneo alla pianura al fiume alle casette di provincia, è in fuga dal successo e da qualunque forma di vita compiuta.
Riconosco nel film di Emilia Mazzacurati la gioia del primo racconto, della rappresentazione di un mondo interiore tenuto lì e desideroso di uscire. Riconosco l’accuratezza nel mettere insieme personaggi, luoghi, emozioni e soprattutto l’orizzonte che li contiene. Un orizzonte ampio, umbratile, spugnoso com’è quello a nord est, reso ancor di più dalla musica di Alessandro “Asso” Stefana.
Riconosco però anche l’anelito all’eccesso, ad una pienezza gonfia che vuole uscire tutta insieme e fatica a trovare giusta forma e ritmo.
C’è un cast ricco, ma prima c’è Billy, il giovane attore Matteo Oscar Giuggioli. E ci sono Carla Signoris (Regina), Giuseppe Battiston (il pompiere), Sandra Ceccarelli e Roberto Citran (i farmacisti), Alessandro Gassman (Zippo). Il film è stato presentato come evento di chiusura al Bellaria Film Festival 2023.
Billy guarda il cielo da un buco tondo fatto sopra il soffitto di una vecchia roulotte, parcheggiata sul verde a perdita d’occhio. Guarda il tondo del cielo e un aereo passa di traverso, obliquo come il suo sguardo, come la vita fino a quel momento. Dire se sarà sempre così è impossibile. Sperare che dal buco spunti tutto il cielo è necessario.