Descrizione
Gli anni 1814-1815 furono cruciali per il riassetto dell’Europa, uscita sconvolta e stremata dalla Rivoluzione francese e dall’epopea napoleonica. Una fase turbolenta che si doveva e si voleva trasformare in un ricordo in vista di una quiete duratura. La prima capitolazione della Francia e i successivi trattati di pace lasciavano aperte molte questioni, tra cui quelle dei diritti e delle nazionalità, alle quali non riuscì a dare risposta compiuta neppure il lungo congresso di Vienna.
Il tentativo di unificazione italiana sotto il suo scettro operato da Gioacchino Murat non sortì alcun effetto immediato. La sua Campagna d’Italia del 1815 si rivelò un’avventura disperata perché condotta con improvvisazione e senza condizioni nazionali e internazionali atte a sostenerla o almeno a favorirla. Per Murat si trasformò in una disfatta sotto l’aspetto militare e diplomatico, nonostante il Proclama di Rimini. Le troppe ambiguità di comportamento verso il cognato Napoleone, insofferente all’Elba e protagonista dei Cento giorni, e verso le potenze vincitrici con le quali si era alleato, salvo cambiare fronte non appena iniziò a sperare nella rivincita dell’Imperatore, lo resero inaffidabile nel contesto europeo e rivelarono l’inconsistenza del suo esercito sin da Occhiobello e poi nella battaglia di Tolentino. D’altra parte, il consesso viennese riuscì a determinare alcuni principi, come l’equilibro fra le potenze e la concertazione, allo scopo di risolvere pacificamente le varie contese.
In questo libro si ricostruiscono, secondo diversi piani di lettura, le azioni militari e diplomatiche da parte del Re di Napoli e delle potenze coinvolte nella definizione dell’Europa post-napoleonica, specie per quanto concerne la riacquisizione delle Marche da parte dello Stato della Chiesa. Due capitoli sono dedicati agli armamenti e alla medicina di guerra nella prima metà del XIX secolo.